A scuola di Legalità

A scuola di legalita
Pubblichiamo la lettera che Marino Cannata a inoltrato, in data 8 dicembre 2018, a don Marco, coadiutore della Parrocchia S. Giorgio in Limbiate, dopo aver reso la sua testimonianza ai giovani dell’Oratorio.

Caro Don Marco,
grazie per l’opportunità che mi hai offerto, essendo io uno dei tanti figli di genitori, vittime di mafia, che grazie a “Libera” e a Don Luigi Ciotti hanno avuto il coraggio di non rimanere rinchiusi nel loro dolore, ma hanno trovato la forza di testimoniare, perché ascoltati e capaci di guardarsi in faccia per urlare, urlare, tutti insieme, il diritto di avere giustizia. Ho trovato la serata con i giovani della Parrocchia di San Giorgio di Limbiate ricca di attenzione, credimi… è stata una grande opportunità per me stare in mezzo a loro, una serata dal doppio significato: il primo con loro, esempio concreto di chi ha tanta voglia d’impegnarsi, il secondo per me, sempre un’ occasione d’imparare qualcosa di nuovo, da questo potenziale intellettivo in fase di crescita e conoscenza!!!

“La ricchezza della democrazia consiste anche nel coraggio del proprio impegno”.
L’emozione, gli sguardi attenti, la voglia idealmente di tendermi la mano, la condivisione di un’esperienza e la ricerca di un modo comune di capire, elaborare il lutto e trasformarlo in impegno quotidiano, secondo la cultura del Noi e la centralità delle persone, soprattutto dei familiari delle vittime di mafia.
Credimi, accanto a chi muore fuori, non possiamo dimenticare coloro che muoiono dentro, solo la condivisione dell’impegno e la lotta per avere giustizia aiuta!
Ecco l’ingrediente più importante: “IL NOI CHE VINCE” come dice Don Luigi, solo così potremo sperare, altrimenti, davanti a noi non rimarrebbe che un futuro di sofferenza.

Non c’è vera speranza, senza speranza di giustizia”.
La credibilità e autorevolezza di un progetto non si misurano dalla risonanza pubblica o dall’attenzione mediatica che riesce a suscitare, ma dalla sua capacità di lasciare una traccia duratura nel tempo. Sono le cose a parlare, la quotidianità tenace, discreta, silenziosa.
Allora grazie a Voi ragazzi, che l’altra sera mi avete dimostrato che se un ponte viene costruito contemporaneamente da entrambe le estremità, l’incontro sarà più vicino e più sicuro, l’opera più stabile e duratura.

Grazie, Marino

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